Notizie Radicali
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  mercoledě 27 febbraio 2008
 Direttore: Gualtiero Vecellio
Il vero e l’utile

di Angiolo Bandinelli*

(redazione corretta- e meglio leggibile -  della mia colonnina, apparsa oggi sul “Foglio” compressa sopra due box e con i capoversi saltati)

 

 

Il discorso della Sapienza rivela la divergenza tra il Benedetto Papa e il Benedetto (Croce) filosofo

 

Ritorno sul discorso che Papa Ratzinger avrebbe dovuto leggere alla Sapienza di Roma e che il “Foglio” ha subito pubblicato: così autorevole e stringato, il documento mette a fuoco il rapporto che la chiesa cattolica intende avere con la scienza e le scienze: è il punto centrale, dolente, del suo drammatico confronto con la fenomenologia della contemporaneitĂ .

 

Dice, testualmente,  il Papa teologo: “il cammino dell’uomo non può mai dirsi completato e il pericolo della caduta nella disumanitĂ  non è mai semplicemente scongiurato: come lo vediamo nel panorama della storia attuale! Il pericolo del mondo occidentale - per parlare solo di questo - è oggi che l’uomo, proprio in considerazione della grandezza del suo sapere e potere, si arrenda davanti alla questione della veritĂ . E ciò significa allo steso tempo che la ragione, alla fine, si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilitĂ , costretta a riconoscerla come criterio ultimo”. Dunque, la “resa” dell’uomo di oggi davanti alla “questione della veritĂ ” può avvenire (e forse ineluttabilmente avviene) proprio in considerazione della “grandezza” delle sue conoscenze; immaginiamo si parli del sapere della tecnica e delle tecniche, considerato pericoloso di per sĂ©, non solo in conseguenza di errori nella sua manipolazione. E’ un’altra formulazione delle tesi, tra Heidegger e Spengler, che il Papa sostiene da sempre. Questo sapere, queste tecniche mettono l’uomo a rischio, una volta che si trovi a fronteggiare la questione della veritĂ . Come avverrĂ  la sua “resa”? Per il fatto che la “ragione”, “alla fine”, “si piega davanti alla pressione degli interessi e all’attrattiva dell’utilitĂ ”, riconosciuta “come criterio ultimo”. E’ facile cogliere, in filigrana, il nocciolo profondo di questo ragionamento. Per Ratzinger la veritĂ  è, e deve essere, disinteressata, non può essere abbandonata o sottoposta “alla pressione degli interessi” e alla “attrattiva dell’utilitĂ ” indotta dalla scienza o dalle tecniche, per loro natura attivitĂ  voracemente strumentali e prive di sensibilitĂ  etica. Siamo di fronte a una essenziale puntualizzazione categoriale: il “vero” è distinto dalla categoria degli interessi, cioè l’”utile”. Anzi, deve diffidare dell’utile perchĂ© questo può piegarlo e sottometterlo, allontanandolo dal suo fine metafisico e fondante: il vero e l’utile sono, in essenza, reciprocamente avversari. C’è qui, come si vede, un pregiudizio di fondo nei confronti dell’utile/interesse: questo può avere, anzi ha, il potere di inquinare il vero (mentre non sembra che il contrario possa accadere, cioè che il vero possa, diciamo così, riscattare l’utile). In qualche misura, l’utile sfiora il demoniaco. Naturalmente, non si intende parlare di interessi, di utile, di tornaconto personale, individuale: ci si muove in profili alti, universali.

 

Questa netta ripartizione categoriale mi richiama (a rovescio ma, come si vedrĂ , non impropriamente) la logica di Benedetto Croce. Come è noto, nella filosofia di Croce, anzi nella sua “Logica”, lo spirito si muove circolarmente entro quattro categorie o forme, due teoretiche (arte, filosofia) e due afferenti all’attivitĂ  pratica ( economia, etica): all’interno di ciascuna di queste categorie si sviluppa poi una “dialettica degli opposti”: bello/brutto, vero/falso, utile/disutile, bene/male. Ebbene, in Croce scienze e tecniche nulla hanno a che fare con il vero e la sua ricerca: sono espressioni, forme, dell’utile, così come l’economia e le tante attivitĂ  pratiche che l’uomo svolge e tra le quali, per dire, ha posto anche la politica. Sono attivitĂ  che non indagano e non possono raggiungere il vero, perchĂ© questo appartiene ad una diversa dimensione spirituale. Però - attenzione - nel pensiero del filosofo l’utile non è un elemento negativo della vita dello spirito: l’utile crociano ha una valenza positiva, è sempre l’utile delle filosofie dell’Illuminismo, il nuovo valore mondano di cui si occupano J. Bentham e, mostrandone tutte le declinazioni, l’Enciclopedia di Diderot. Divergenza insanabile,  dunque, tra il teologo e il filosofo? Sì. Ma, tra le pieghe, fanno capolino assonanze insospettabili: tornarci su sarĂ  affascinante.

NOTE


da Il Foglio di oggi